IL PADIGLIONE DI BARCELLONA-SPAGNA

19.05.2020

L' ARCHITETTURA DEL MOVIMENTO MODERNO: IL PADIGLIONE DI BARCELLONA

L'architettura del Movimento Moderno nasce in Europa negli anni venti e trenta del Novecento, viene chiamata infatti "L'architettura tra le due guerre", e ha come interesse principale la tecnologia e l'utilizzo di nuovi materiali, abbandonando quindi l'architettura ottocentesca e la tendenza ad uno stile neoclassico ed eclettico. Alla base di questo nuovo modello di architettura che caratterizzò quasi l'intero Novecento vi sono delle caratteristiche ben chiare, definite nel 1929 da Bruno Taut nel libro "Modern Architecture": 

  • La ricerca della massima essenzialità e funzionalità

  • L'utilizzo di materiali e sistemi di progettazione direttamente collegati con la produzione industriale

  • Assenza dell'aspetto decorativo, in quanto la bellezza è data dal rapporto tra edificio e scopo, caratteristiche dei materiali ed eleganza del sistema costruttivo.

  • La realizzazione di architetture e abitazioni economiche in modo tale che possano essere usufruite e acquistate anche da persone di ceti inferiori.

A pochi anni dalla nascita di questo nuovo modello di architettura, nel 1927 all'esposizione universale di Stoccarda, il Deutscher Werkbund promosse una mostra di architettura moderna, invitando gli architetti più rilevanti, tra cui Le Corbusier e Ludwig Mies van der Rohe, grandi pilastri del Movimento Moderno.

Grazie a questa mostra, nel 1928 Le Corbusier decise di promuovere una nuova iniziativa: i CIAM ossia i Congressi internazionali dell'architettura moderna dedicati alle costruzioni di architetture temporanee.

Presto il Movimento Moderno raggiunse una fama internazionale, tanto che nel 1932 al MOMA (Museum of Modern Art di New York) venne promossa una mostra chiamata "Modern Architecture: International Exhibition" che contava una selezione di architetture realizzate dai più rinomati architetti del Movimento Moderno tra il 1922 e il 1932.

Tra i grandi esponenti dell'architettura nata tra le due guerre, affianco al nome del noto architetto Le Corbusiere troviamo un'altra figura di rilievo: l'architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe

Ludwig Mies van der Rohe 

Nato ad Aquisgrana nel 1886, Mies van der Rohe ha l'occasione di collaborare nello studio di Behrens a Berlino affianco a Gropius e Le Corbusier, che gli permise di sviluppare maggiore interesse nella sperimentazione di nuove tecnologie e nella formulazione di un linguaggio essenziale e semplice.

Grazie a quest' esperienza, l'architetto iniziò ad elaborare un'approfondita sintassi architettonica, riguardante le proporzioni, le forme e una particolare attenzione nella cura dei dettagli. Il suo personale linguaggio architettonico prevedeva inoltre l'utilizzo di nuovi materiali e una continua ricerca dell'essenziale.

Come Mies van der Rohe disse, la sua era un'architettura di <<quasi niente>>.



LA STORIA DEL PADIGLIONE

Il padiglione di Barcellona è una delle opere principali dell'architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe pensato e costruito in occasione dell'Esposizione Universale tenutasi a Barcellona nel 1929. Sull'onda della fine della prima guerra mondiale e della ripresa economica l'edificio doveva rappresentare la nuova Germania, democratica, culturalmente all'avanguardia, prospera e pacifista.

Il governo tedesco incaricò Mies van der Rohe della direzione artistica e della costruzione degli edifici per la sezione tedesca dell'Esposizione Universale di Barcellona. Il compito assegnatogli era fortemente condizionato dalla situazione economica incerta e da forti limitazioni temporali, in quanto l'incarico gli fu affidato con relativo ritardo. Il commissario tedesco, Georg von Schnitzler disse che il padiglione avrebbe dovuto "dare voce allo spirito di una nuova era".

Progettato come padiglione espositivo temporaneo, l'edificio era quindi destinato ad essere smantellato alla fine della manifestazione. I tempi ridotti per la realizzazione e i metodi costruttivi inadeguati ad una struttura tanto moderna portarono ad alcuni difetti strutturali, soprattutto legati alla scarsa tenuta del tetto. Mies van der Rohe intendeva il padiglione come uno spazio fluido e continuo, essenzialmente privo di una distinzione rigida tra interno ed esterno; per questo aveva inizialmente previsto che non vi fossero barriere a segnare tale separazione. Le porte, realizzate in metallo e vetro, vennero poi installate per ragioni pratiche e di sicurezza. Fu completato nel maggio 1929 e venne distrutto alla fine dell'esposizione nel 1930.

Con il passare del tempo, nel 1980 il consiglio cittadino di Barcellona prese la decisione di ricostruirlo. Riuscirono a realizzare l'impresa grazie all'aiuto di importanti architetti, molte ricerche e un accurato studio delle fotografie. Il lavoro per la ricostruzione iniziò nel 1983 e fu completato nel 1986. Fu inoltre cura degli architetti di assicurarsi che i materiali provenissero dagli stessi luoghi dell'edificio originale.

Per molti oggi è l'edificio più importante di Barcellona, in quanto simbolo dell'architettura modernista. Per chi lo guarda linee, forme e progettazione possono essere familiari. Ma per chi lo vedeva per la prima volta nel 1929, era un edificio unico che ha dato inizio a un nuovo movimento architettonico.



LA STRUTTURA DEL PADIGLIONE

L'edificio concepito da Mies si compone di un volume principale a pianta rettangolare, basata su un modulo quadrato da 1,09 metri, all'interno della quale gli spazi fluiscono uno nell'altro senza suddivisioni rigide in quello che, di fatto, è un unico ambiente. Questo corpo principale è collegato da un passaggio esterno a un piccolo edificio di servizio a pianta quadrata realizzato in mattoni intonacati, che contiene due uffici e i bagni.

Tutto il complesso è impostato su un podio alto 1,30 mt, rivestito in travertino romano, che lo solleva rispetto al suolo e forma una terrazza sopraelevata.

I due edifici sono coperti da tetti piani formati da lastre molto sottili; quello del padiglione principale è realizzato con una struttura incrociata di travi in acciaio supportata da otto pilastri cruciformi in acciaio cromato e da una serie di pilastrini scatolari occultati nelle pareti. Questa soluzione, unita al colore bianco con cui è dipinto l'intradosso del piano di copertura, fa sì che quest'ultima sembri "galleggiare" come fosse priva di supporti.

All'interno del padiglione principale un grande setto rivestito in onice rosso-dorato è posto longitudinalmente allo spazio. Oltre all'onice e al travertino laziale, l'architetto sceglie di usare anche due tipi di marmo verde. Anche le vetrate hanno colori diversi.

Un'altra componente essenziale del progetto è l'acqua. Mies include nel padiglione due specchi d'acqua. Uno, più grande, si trova nei pressi dell'ingresso e ha la funzione di riflettere il padiglione e di conferirgli ulteriore leggerezza visiva; il secondo, più nascosto e privato, si trova all'estremità est dell'edificio e ospita "Der Morgen" scultura in bronzo di Georg Kolbe, una figura femminile che esce dall'acqua e alza le braccia verso il cielo. 

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